La mediazione familiare, nata negli anni ’70 in America all’interno del più vasto movimento ADR (alternative dispute resolution) si è poi diffusa in Canada ed è stata successivamente introdotta in Europa tramite l’Inghilterra e la Francia.
In Italia il suo avvento risale al 1987, grazie all’iniziativa di Fulvio Scaparro e Irene Bernardini, i quali hanno avvertito l’esigenza di introdurre nel campo della separazione e del divorzio i principi della mediazione, ovvero la necessità di fare in modo che i coniugi confliggenti possano, grazie all’aiuto di un terzo neutrale ed imparziale da loro liberamente scelto, decidere insieme in modo costruttivo e non conflittuale come organizzare la propria vita dopo la separazione, ed hanno aperto con tale finalità a Milano il primo Centro di mediazione familiare. L’iniziativa è stata accolta con grande favore al punto tale che si è diffusa da subito in numerose altre regioni italiane tra le quali la Toscana, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, la Puglia, il Piemonte e la Liguria.
Lo scopo della mediazione familiare è quello di riuscire a restituire alle madri e ai padri in via di separazione o già separati le proprie responsabilità genitoriali, affinché i figli possano continuare, nonostante la conflittualità e il dolore della separazione, a contare sul sostegno, la cura e l’affetto di entrambi i genitori.
È proprio il conflitto nei suoi diversi aspetti (relazioni interpersonali, tempi di cura dei figli, divisione dei beni, assegno periodico, rapporti con le famiglie d’origine ed altro) lo spazio di lavoro del mediatore familiare, un professionista che accompagna la coppia nella costruzione di un ambito di relazioni significative che permettano di trovare o a volte inventare soluzioni che siano soddisfacenti per entrambi i “confliggenti” ma soprattutto che rispettino le esigenze e i bisogni affettivi e relazionali dei figli.
Nascita della mediazione familiare